Rkatsiteli “Grand Cru Tsarapi” 2007 – Prince Makashvili
Ho sempre guardato con molta curiosità ai vini georgiani. La Georgia è uno di quei territori che vanta di un’antica tradizione di viticoltura ed è uno dei più antichi centri di domesticazione della vite.
Anche la vinificazione in anfora qui praticata è un metodo ancestrale che mi incuriosisce parecchio.
Così una cena alla Crepa è stata un’ottima occasione per un assaggio (prima di questo solo un precedente georgian rendez-vous, terribile, al Salone del Gusto).
Il cameriere è stato tanto fiero quanto stupito di questa scelta che ci ha consigliato una degustazione di 10 cantine georgiane presso il ristorante il prossimo 9 aprile.
Ci propone poi di scaraffare la bottiglia visto il copioso residuo sul fondo, ma declino prontamente l’invito!
Il Grand Cru Tsarapi 2007 deriva da uve Rkatsisteli in purezza. Il Rkatsiteli è un vitigno autoctono considerato tra le più antiche varietà di vitis vinifera, ne sono stati ritrovati vinaccioli in anfore d’argilla risalenti al 3000 a.C.
Bella la retroetichetta che indica le componenti del vino (si prenda esempio).
Le voci sulle lunghe soste sulle bucce a cui sono sottoposti questi vini (con anche i raspi) mi avevano preparato ad un approccio ostico, in realtà così non è stato. Forse per aver ormai superato lo status di novizio in ambito macerazioni.
La temperatura di servizio è discretamente bassa e tiene parzialmente sedato il risvolto materico. I profumi sono delicati, scivola scorrevole in bocca con una acidità che invoglia alla beva. Ma quando aggiunge qualche grado lo trovo più in sintonia con le mie papille.
E’ qui che ricorda profumi di miele e buccia d’arancia, fieno, albicocche, sentori di amaretto ed un leggero velo fumé. In bocca risponde caloroso rivelando un corpo intenso, masticabile, e un tannino un poco ruvido. Permane però l’acidità viva. Man mano che ci si avvicina al termine della bottiglia, dove sosta tranquillo il “fondo” derivante dall’assenza di filtrazione, è evidente una graduale ma decisa mutazione. Il colore tende al topazio, si maschera da passito al naso e in bocca si accentuano tannicità (che però non è mai combattiva) e consistenza tattile.
Credo che ci sia un gran potenziale all’interno di queste bottiglie caucasiche che merita davvero ulteriori approfondimenti.
Tag: degustazioni, prince makashvili, rkatsiteli, vini georgia, vini naturali, vino bianco
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