Nonostante le avverse previsioni della vigilia sabato 5 aprile sono riuscito a ritagliarmi un momento per fare una capatina a ViniVeri, e devo dire di essere rimasto piacevolmente stupito da tanti assaggi veramente meritevoli. Perdonatemi le descrizioni un po’ approssimative ma gli ormai 10 giorni trascorsi, con in mezzo anche l’impegno Vivit, hanno dato una decisa spallata ai miei ricordi più profondi. Comunque, un solo giorno libero e 2 fiere da voler visitare. Tra Villa Favorita e Cerea ha la meglio quest’ultima perché in quella data gli amici erano lì concentrati. Appena arrivato vengo infatti sequestrato da Mauro Cecchi e Luigi Fracchia che come Virgilio e Beatrice (decidete voi chi è l’uno e chi l’altro) mi conducono attraverso quel sottile confine tra l’inferno e il paradiso. Dall’Umbria una realtà poco conosciuta da seguire con molta attenzione, Tenuta Baroni Campanino, che fa un ciliegiolo rifermentato dal naso molto grasparossa, e la ormai nota Collecapretta sempre con vini da alta classifica. In particolare i trebbiano spoletino hanno folgorato i miei neuroni. Dall’Abruzzo la cantina Rabasco, da una dritta dell’amico Jacopo Cossater, si merita una sicura menzione per la valida qualità dei suoi vini. Fabbrica di San Martino ha tirato fuori un Arcipressi ’13 da urlo, un vero vin de soif a tratti”rodaneggiante”, e sempre in lucchesia di Macea ricordo un Sauvignon ’12 dritto e scorrevole, un Pinot Grigio ’11 non immediato ma da alte soddisfazioni e un Campo Caturesi ’11 rosso di grande slancio e freschezza. Bernabeleva è stata una magnifica scoperta dalla Spagna (altamente sponsorizzata dal buon Fracchia), vini di un’acidità bellissima, rossi compresi, che abbattono quel muro di luoghi comuni per cui oltre i Pirenei escono solo rossi ciccioni e opulenti. E poi il solito Ezio Cerruti, il suo Fol ’13 (moscato secco) si presenta ancor meglio della già ottima annata (la prima) precedente. Niente male anche i vini di Borgogna di Roland Pignard, il Regnie più immediato e diretto, il Morgon più complesso. Poi sotto la guida di Stefano Amerighi, uno che di Syrah un pochino se ne intende, si va ad assaggiare in Rodano Domaine Du Coulet il cui Brise Cailloux ’11, quest’annata macerata anche coi raspi, ha una marcia in più. Freschezza strepitosa che invoglia alla beva. Unico rammarico aver mancato Joly, al mio palato ancora sconosciuto.
Posted tagged ‘ezio cerruti’
Istantanee da Sorgente del Vino 2013
29/04/2013Prima volta per me a Sorgente del Vino, nella nuova location di Bastione Porta Borghetto. Ambiente affascinante e suggestivo anche se la costruzione dedalica non facilita il rintracciamento delle cantine.
Anche per questo la lista di assaggi che mi ero preventivato vedrà parecchie lacune.
Dopo un paio d’anni riassaggio il sagrantino in purezza di Calcabrina che premia sempre con il suo naso di cioccolato e caffè e il suo sorso golosissimo, e accanto a lui sono felice di rincontrare Enrico Togni dopo la bellissima avventura in Valcamonica dello scorso autunno. Il suo erbanno va giù che è un piacere e così anche il nebbiolo “1703” da botte che rivela una freschezza balsamica sorprendente.
Belle scoperte il rosso 2011 di Podere di Rosa, un blend di Sangiovese, Canaiolo e Ciliegiolo, con piccole aggiunte di Merlot e Syrah, sottile, teso, vibrante, e il ciliegiolo 2009 del camuno Antonio Ligabue.
Non riesco mai a saltare il banchetto di San Fereolo. Stavolta è stato il turno di una verticale di barbera, fortemente rivalutata dopo un precedente assaggio che non rientrava molto tra le mie corde. Compagni di questo lisergico enoviaggio Davide e Danilo, ad oggi forse ancora persi nei meandri del bastione, la mia compagna e un’amica che si sono sgargarozzate Austri come se non ci fosse un domani. Una serie di barbere davvero lodevoli quelle di Nicoletta (’07, ’06, ’05, ’04, ’03, ’01) con particolare menzione per le 2003 e 2001. Grazie ai due goliardici lumbard ho scoperto anche gli ottimi vini de Il Pendio, in particolare “Il Contestatore” uno chardonnay Metodo Classico e il bianco fermo sempre da uve chardonnay. Dopo questi assaggi credo di aver capito che la mia poca inclinazione verso questo vitigno era invece probabilmente causata da vinificazioni poco idonee.
Grazie anche agli amici dell’Armadillo che mi hanno condotto attraverso gli assaggi di tutti i vini estremi valdostani di Giulio Moriondo, partendo da un Cornalin in purezza tagliente e dritto fino ad una “superchicca”: un petit rouge vinificato a fine dicembre. Un’incredibile staffetta di dolcezza e sapidità salmastra per pochissimi litri prodotti.
Non si sbaglia mai nemmeno con i vini di Monte di Grazia (già assaggiati qualche anno fa a Vinitaly) che in quel di Tramonti producono un bianco, un rosato e un rosso da uve autoctone (tintore, ginestra, pepella…) tutti puntellati da una grande, fresca acidità.
E’ un vero piacere ritrovare dopo la bella esperienza al Vinix Live! #16 Gaetano e Nicola Solenghi, la loro barbera 2000 è sferzante, succulenta e strepitosamente longeva.
Malvasia interessante quella di Gualdora, la Blanca 2012 è un tripudio di pesca e albicocca al naso con un sorso polposo e sempre fruttato, più rotonda rispetto all’annata precedente.
Sorprendente e di beva incredibile il Verdugo, l’atipico merlot di Franco Masiero. Scordatevi morbidezze ruffiane e pesantezze rotonde, questo è fine e succoso. Avercene.
Le mie compagne di bevute sono ormai capitozzate, mi seguono per forza d’inerzia (anche perchè non solo non sputano, ma non versano una goccia nelle sputacchiere!), ma fortunatamente riusciamo a passare da Sara Carbone. Grande curiosità per i suoi vini, che da tempo cercavo, ed in particolare per il nuovo rosato. Bè direi davvero un risultato esemplare, elegante e fiero, una grande bevibilità supportata dalla vigoria dell’aglianico. E così anche i suoi rossi caratterizzati un mix di potenza e freschezza. Chapeau!
E poi il solito, ridondante, voluto finale in bellezza con un calice di Sol di Cerruti.
Istantanee da ViniVeri 2013
09/04/2013Sabato è stata la mia prima volta a Cerea.
La location non sarà molto romantica (un tipico capannone industriale) ma è spaziosa e permette visita e sosta ai banchi senza particolari pressioni.
Sempre bello poi il lato social di questi eventi, le chiacchiere e le degustazioni assieme a vecchi e nuovi amici , produttori e non, vanno ben oltre il calice di vino.
Siccome le condizioni fieristiche non sono mai ottimali (per me) per descrivere assaggi con i dovuti dettagli e la giusta accuratezza (anche perché dopo l’ennesimo calice le papille sono duramente provate) qui di seguito solo qualche rapida impressione di quei passaggi che mi sono rimasti maggiormente impressi.
Ringrazio innanzitutto l’amico Davide Vanni che mi ha fatto conoscere gli interessanti i bianchi lungomacerati di Ronco Severo. Il Pinot Grigio 2010, Severo Bianco 2010 (Tocai, Chardonnay e Picolit) e uno Chardonnay 2005 ormai fuori produzione, trovato per caso in qualche anfratto delle cantine, sono vini pieni, austeri, di notevole personalità anche se il primo approccio potrebbe risultare un pò difficile. Per chi apprezza la tipologia però sono sicuramente da provare. Il bianco San Martino 210 2010 (trebbiano, malvasia, ansonica) de La Busattina è stato tra i ricordi più piacevoli del pomeriggio, succulento con ritorni citrini e fruttati, lascia in bocca una piacevole freschezza . Beverino e minerale il bianco 2011 da uve Cortese di Laiolo Reginin, bella tipicità per le sue 3 barbere, dritte e taglienti in bocca, particolare invece la 4a versione spumantizzata a Metodo Classico (che a me non ha conquistato appieno), ingresso morbido in bocca, con finale leggermente amarognolo. I Barbaresco ’10 (da vasca) e ‘09 di Cascina Roccalini, sono vini giovani, di buon nerbo e ancora un pò scontrosi, ma da seguire con attenzione. Non male il Pettirosso 2012 di Campi di Fonterenza, un sangiovese di piacevole beva, fresco e scalpitante. Stesse sensazioni accompagnate da note speziate e una freschezza balsamica anche per i rossi de L’Acino, il Tocco Magliocco 2009 e il Chora 2011 (magliocco e malvasia nera). Mi sono concesso anche un’ennesima verticalina di Dolcetto alla postazione di San Fereolo, partendo da un Valdibà ’11, schietto e diretto, per continuare poi con il San Fereolo (’07-’06-’05-’04-’03 in sequenza). E’ sempre un piacere intrattenersi con Nicoletta ed è sempre un piacere assaggiare i suoi vini. Dulcis in fundo scelgo di voler chiudere in bellezza (certo di non sbagliare) con il Sol ’08 di Cerruti, passito da uve moscato. Annata strepitosa, la migliore secondo Ezio, dove una buona acidità regala un equilibrio lisergico che richiama spaventosamente alla beva. Un sorso ti mette in pace con il mondo. Non credo di esagerare affermando che il Sol è un vino oggettivamente buono.
Le Langhe: Ezio Cerruti
31/10/2012Ammiro molto certi personaggi che ti aprono la porta di casa nonostante sia domenica, nonostante abbiano faticato duramente tutta la settimana, e quello potrebbe essere il loro unico giorno per godersi un pò di pace e tranquillità in compagnia delle persone care.
E invece arriva qualcuno come noi, che la domenica se la spassa, che decide di venire proprio quel giorno lì a trovarti per una chiacchierata e un bicchiere di vino.
E così addio pace e tranquillità. Sigh!
Devi accogliere lo straniero che invade (amichevolmente, per carità) la tua terra.
Ok che anche questo per loro è lavoro, ma non date per scontato che tutti siano così ospitali come Ezio e Anna (e lo “scarlancato” ma simpaticissimo gatto Tino). Anche perchè, diciamocelo sinceramente, il SOL non ha bisogno di “farsi bello” davanti a 4 ragazzi qualunque, visto che la sua fama lo precede.
Quindi io penso: Chapeau!
Per la loro disponibilità.
Per la loro gentilezza.
Per il loro vino.
Rinviata di un giorno la visita causa imprevisto prolungamento a San Fereolo, arriviamo a Castiglione Tinella subito dopo pranzo (che poi in realtà è pomeriggio inoltrato, l’ho detto che qui il tempo scorre più veloce), ma stavolta siamo arguti e, memori di esperienze passate, riusciamo a non arargli il prato.
La compagnia di Ezio e Anna e sempre piacevolissima, chiacchiere divertenti davanti ad una bottiglie di vino e ad una splendida torta di mele homemade proprio da Anna, che purtroppo rimarrà intonsa causa satollamento ventrale post-pranzo che ci impedisce, ahimè, di tuffarcisi sopra. 😦
Ezio apre il suo Sol 2008, già imbottigliato, ma non etichettato e non ancora in vendita: “…manca poco, ma non è ancora pronto…”, ci spiega.
Il Sol non sbaglia mai. E quest’annata, per quanto possibile, pare ancor meglio delle precedenti!
Nessuna opulenza nè grassezza.
Freschezza invidiabile che invoglia alla beva.
Meravigliosa finezza ed eleganza.
Godurioso.
Il palato applaude e chiede il bis.
Questa compagnia, questo vino…sono cose che mi convincono sempre più che casa Cerruti sarà tappa fissa di ogni gita in Langa.
Ezio ed Anna si rassegnino, andremo a “rovinargli” altre domeniche. 😉
Le Langhe: il preludio
15/10/2012Anche quest’anno la gita in Langa era una tappa obbligata.
Volutamente obbligata.
Le langhe non sono solo prodotti d’eccellenza come vino, formaggi, nocciole… ma sono soprattutto persone, che ti riescono a trasmettere la loro passione nel fare il proprio lavoro.
E per quei pochi giorni ti sembra di vivere in un mondo un pò incantato, forse anche per quel profumo slow che si respira tra quei bricchi.
Persone come Mauro Musso, che da 3 anni ha cambiato radicalmente vita e si è messo a produrre pasta artigianale biologica, e che dopo l’incontro a “Terre di vite” abbiamo deciso di andare a trovare a casa sua per fare scorta di pasta.
Intento nel suo laboratorio a produrre decine di tajarin, con diversi “ammiratori” stranieri che seguivano il suo lavoro, Mauro è davvero una bella persona, trasparente, sincera.
Ci ha fatto molto piacere fermarci a scambiare due brevi chiacchiere con lui.
Persone come Mirella, già conosciuta lo scorso anno, che fa dolci strepitosi con un prodotto eccelso di queste zone: la nocciola.
Visto il successo che i suoi prodotti hanno avuto al nostro palato, non abbiamo potuto non ripassare a trovarla.
Sempre gentile e disponibilissima, abbiamo passato una piacevolissma ora in sua compagnia a chiacchierare e…ad assaggiare bruttimabuoni, tartufini etc…. (yum!).
Ora, per qualche giorno, anche le nostre colazioni saranno più gustose. 😉
Persone come Giorgio, uno dei tre ragazzi dell’azienda agricola “Terra delle nocciole” di Cravanzana che hanno deciso di unire le loro forze e le loro aziende per esaltare il prodotto tipico di questa zona, la nocciola, ed evitare di essere stritolati ed inghiottiti dai grandi produttori industriali che vogliono dettare prezzi e leggi sul lavoro e sul sudore degli altri.
Loro sono stati tra gli artefici di “Nocciolando”, riuscitissima e fortemente voluta fiera della nocciola proprio a Cravanzana.
Persone come Ezio Cerruti e Nicoletta Bocca, a cui dedicherò post(s) a parte, ma che non sono io a scoprirne i loro valori.
Credo che in questi luoghi il tempo scorra più velocemente che nel resto del mondo, perchè i due giorni sono volati via come un soffio di vento, costringendoci ad annullare tappe già programmate.
Ma fortunatamente ci hanno lasciato qualcosa dentro.
Di bello ed indelebile.
E mi hanno fatto capire anche altre 2 cose importanti:
1- due giorni in Langa sono ormai troppo pochi per ritrovare le persone già incontrate e scoprirne di nuove;
2- la mia Meriva è decisamente troppo piccola per tutti i prodotti eno e gastronomici che vorrei portare a casa! 😉
Quelle strane leggi del vino
10/03/2012A volte certe cose sono al limite dell’assurdo, soprattutto se si pensa che la trasparenza dei prodotti, in particolare quelli alimentari, è quantomai fondamentale.
L’autunno scorso durante la visita alla sua cantina, Ezio Cerruti raccontava come nell’etichetta del suo Sol doveva ricorrere a degli escamotage per poter far intuire l’annata del vino. Già perchè la legge vieta al suo passito, essendo un semplice VdT (mi permetto di dire che tra l’altro lo definirei come esempio ineluttabile di come un vino può essere grandioso anche senza avere denominazioni prestigiose), che vi sia indicato in etichetta l’annata della vendemmia (e anche il vitigno di provenienza).
Vorrei che qualcuno mi spiegasse questa legge irrazionale (eufemismo), di cui proprio non capisco l’obiettivo. Mi sta bene che non venga imposta l’obbligatorietà e si lasci al viticoltore la libertà di indicare o meno tali dati in etichetta, ma negare la possibilità di comunicare importanti informazioni al consumatore mi sembra davvero insensato.
Gaston Hochar 1998 – Chateau Musar
25/01/2012L’altra sera avevamo amici a cena, e ho deciso di accompagnare il pasto con questo blend di Cabernet Sauvignon, Cinsault e Carignan, acquistato solo da qualche settimana.
Lo Chateau Musar è prodotto in Libano. Al corso AIS non lo abbiamo nemmeno studiato il Libano come paese vinicolo. Gaston Hochar piantò le sue prime barbatelle nella Bekaa Valley nel lontano 1930, di ritorno da un viaggio a Bordeaux, e da lui prende il nome questo vino.
La cantina non si discute è una sicurezza, per questo resto un pò nel limbo senza prendere una posizione ben definita con questa degustazione. Ad alcuni commensali è piaciuto molto, a me ha lasciato qualche (piccola) perplessità, soprattutto ai primi sorsi. Vino color aranciato, non particolarmente intenso, situazione apparentemente strana vista la tipologia dei vitigni, tutti in grado di contribuire con una buona dose di colore. Sprigiona profumi terrosi, di cuoio accompagnati a note di frutti sotto spirito.
Di buon corpo con una notevole spalla acida, a volte leggermente troppo penetrante e pungente. Vino profondo e diretto, di buona personalità, non particolarmente mobido e a tratti un pò angoloso. Visita tutto il palato, lasciando dopo la deglutizione una sensazione succosa in bocca.
Non mi ha pienamente convinto quell’acidità troppo prevalente sulle altre sensazioni, ma potrebbe essere anche una mia sensazione visto che ha riscosso ampie approvazioni.
Anche se, mi consiglia chi ne sa più di me, da certi tipi di vini, con questi anni, bisogna aspettarsi più eleganza e profondità anziochè corpo e pienezza.
Mi riprometto quindi di riprovarlo non appena mi ricapiterà l’occasione… 😉
La cena si è poi conclusa con salame di cioccolato bianco e Sol di Cerruti, che ha strappato i soliti applausi.
Il potere del Sol
07/12/2011Racconto questo episodio simpatico e indicativo sulla qualità del Sol passito di Ezio Cerruti.
L’altra ero a cena con amici, per una grigliata (ebbene si, mica si devono fare solo in estate). Sulla tavola, tra gli altri, spiccavano la Barbera e il Nebbiolo del “Citrico”.
Dopo antipasti a base di pizze e panzerotti, teglie di lasagne e la carne grigliata, eccoci arrivati al momento del dolce (si un piccolo spazio in pancia lo avevamo tenuto 😉 ).
Dalla cucina sbucano un paio di spettacolari torte di ricotta e cioccolato, che prontamente vengono scortate da due bottiglie di Sol 2007 (che finiranno ça va sans dire…). Uno dei commensali, che notoriamente non beve vino (nè birra, nè qualunque cosa contenente alcol) decide di assaggiarne un goccio, che discreta meraviglia di tutti.
Alla fine della cena si era bevuto quasi una bottiglia da solo!
Ora nel dizionario di lingua italiana bisognerà modificare la voce Astemio: “Colui che non beve vino, a meno che non sia un Sol di Cerruti…” 😉
Langhe tour: Ezio Cerruti e il “Sol”
14/10/2011La nostra 2giorni nelle Langhe termina con un dulcis in fundo (in tutti i sensi): visita ad Ezio Cerruti ed il suo passito “Sol”.
Dopo un lauto pranzo alla “Trattoria del Campo” in quel di Mango, proseguiamo il nostro viaggio per Castiglione Tinella, dove ad attenderci c’è Ezio.
L’arrivo è quantomeno rocambolesco. Il fido navigatore ci segnala di utilizzare l’ingresso sul retro proprio dove era appena stato seminato il prato!
E così siamo riusciti a farci riconoscere da subito, con un solco degno del peggior Attila!
Dopo le scuse d’obbligo, ci accomodiamo in veranda con Ezio e la sua famiglia.
Il pomeriggio trascorre in modo estremamente piacevole, tra le chiacchiere e i sorsi di Sol, mentro Tino, la sua gatta scorrazza in giardino.
Il Sol è l’unico (per ora…) vino prodotto da Ezio. Deriva da uve moscato in purezza, lasciate appassire sulla pianta (ebbene si, sulla pianta!) dopo il taglio del tralcio: “Questo tipo di appassimento è possibile grazie al microclima di questa zona, spesso molto ventilato” ci dice Ezio.
Lui ha 6,5 ettari vitati a Moscato, ma solo quelle vigne meglio esposte producono il Sol, le altre uve le vende. Il Sol in annate negative (es. 2002) non viene prodotto. La concentrazione di solfiti è di 50 mg/l (contro i 400 di un Sauternes…), e la lavorazione è svolta in modo totalmente natuarle, sia in vigna che in cantina
Ezio apre in sequenza il 2007 e il 2006, (delicato e rotondo il primo, intenso e corposo il secondo). La cosa più immediata che dimostra questo vino (senza perdersi in sproliloqui sommelleriani su profumi, persistenze etc…) è quella che, a differenza di molti altri passiti, non stanca, n0n è mai stucchevole.
Le due bottiglie si sono svuotate come fossero acqua fresca in un pomeriggio di caldo afoso.
ci fa visitare la sua cantina, appena messa a nuovo, e ci omaggia di un paio di pacchi di tajarin di Mauro Musso (che ci ripromettiamo di andare a trovare nel prossimo giro in Langa).
Prima di congedarci però mi viene una domanda:
– “Come mai il nome Sol?”.
– “Non ha un motivo specifico. Ognuno lo può leggere come meglio crede. Può essere il sole, può derivare dalla musica di cui sono un grande appassionato (Frank Zappa su tutti… ndr). Avevo fatto un sondaggio tra amici per trovargli un nome ed è uscito veramente di tutto!” ride Ezio.
– “A me era venuta l’idea che siccome era l’unico vino che produci…”
– “Anche. In realtà un piccolo aneddoto c’è. Un giorno mi trovavo a sfogliare i miei 1700 vinili, e mi saltò all’occhio ‘…in Sol minore’. Quell’episodio fu la miccia. Ma in realtà Sol può volere dire tante cose”.
Sicuramente meno delle emozioni che regala.