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Sistemi di allevamento della vite: Bellussi

07/03/2012

Il Bellussi (o Belussi o Raggi) era una forma di allevamento molto diffusa nel modenese parecchi anni addietro, ora ormai in disuso, anche se qualche “zoccolo duro” ancora è rimasto.

Sistema con un sesto d’impianto ampio (in genere 8×4 mt.) che dava un’elevata vigoria alla pianta. I pali in legno erano appoggiati ad una base di cemento, collegati tra loro attraverso fili che venivano poi fissati al terreno. I pali non essendo piantati a terra avevano una durata maggiore in quanto meno soggetti a marciume. Intorno ad essi venivano piantate 4 (o 2) piante che avevano un cordone permanente obliquo rispetto al tronco, su cui venivano lasciati i tralci di 1 anno a 10-12 gemme (in media circa 90-100 gemme per ceppo) piegati ad archetto in inverno con la potatura secca.
Le piante allevate a Bellussi erano solitamente innestate su un portainnesto vigoroso come il Kober 5BB (o il Golia utilizzato spesso per il Lambrusco Grasparossa).

Forma di allevamento di altezza elevata (la punta del cordone arrivava intorno ai 4 mt.) che riduceva il rischio di gelate delle gemme, ma che rendeva scomoda e difficoltosa sia la potatura che la raccolta, con costi elevati di manodopera (circa 100 ore all’ettaro). 
L’unica possibilità di abbattimento del monte ore poteva essere la speronatura dei tralci dell’anno a 3-4 gemme, il che consentiva di eliminare il tempo della legatura.

Proprio per questi fini, alla fine degli ’90 è stata sperimentata un potatura corta su un vigneto di Grasparossa di 28 anni. L’intervento ha determinato inizialmente un aumento della vigoria, probabilmente scatenando anche la schiusura di gemme latenti, a discapito della produzione, ma dopo una prima fase di assestamento, le viti speronate hanno dimostrato di ricostituire un buon equilibrio vegeto-produttivo.

Impianto Bellussi a Castelnuovo Rangone (Mo)

In conclusione la potatura con speroni a 3-4 gemme, pur inducendo una minore produzione e un risultato qualitativo non significativamente diverso rispetto agli altri carichi di gemme, consentiva comunque di affermare che il Lambrusco Grasparossa si adatta bene alla potatura corta, consentendo di ottenere un certo risparmio nei costi di gestione del vigneto.

In ogni caso la scomodità per i lavori manuali e meccanici hanno fatto si che questo sistema sia andato sempre più nel dimenticatoio a favore di impianti che meglio si adattano alla meccanizzazione (vedi GDC).

La vite e la neve

19/02/2012

In questi giorni abbiamo visto l’Italia coperta da una coltre bianca, che ha ovattato tutte le città, da nord a sud.

Ormai sono noti (i TG non fanno altro che ripeterlo) i danni che il freddo e la neve hanno causato all’agricoltura, ma la vite ne risentirà di queste temperature gelide?

Come affermano il prof. Attilio Scienza (uno dei massimi esperti italiani di viticoltura) e l’agronomo Leonardo Valenti (cattedra di viticoltura all’Università di Milano) è difficile che le viti subiscano dei danni con questo freddo. Ci vorrebbero temperature intorno ai -15 C° e prolungate nel tempo perché le piante si trovino in effettivo pericolo. Qualche rischio potrebbero correrlo le viti più deboli, cioè quelle che nella passata vendemmia hanno prodotto molto e le cui riserve di amido sono basse, e quei vitigni che fisiologicamente sono più sensibili alle basse temperature. Il freddo attuale è poi arrivato con le piante a riposo vegetativo, condizione che tende a scongiurare ulteriormente il rischio di danni. A queste temperature estreme però, è tassativo il consiglio di non potare le viti, per non esporle a rischi che potrebbero essere pericolosi se il gelo si insinuasse nei tralci attraverso il taglio di potatura.

Queste abbondanti nevicate potranno essere invece un toccasana per i vigneti, infatti i terreni potranno assorbire una riserva idrica importante, con l’acqua che penetrerà nel terreno gradualmente senza essere sprecata (pensiamo che 1 mm d’acqua corrisponde a 1 cm di neve)
Questa coperta bianca è inoltre un coibentante termico naturale, che impedisce un brusco calo delle temperature nel terreno che potrebbero causare problemi all’apparato più delicato della piante, quello radicale.

La neve è sollievo per tutta l’agricoltura in generale, come testimonia l’antico proverbio contadino “Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame“.