Il Bellussi (o Belussi o Raggi) era una forma di allevamento molto diffusa nel modenese parecchi anni addietro, ora ormai in disuso, anche se qualche “zoccolo duro” ancora è rimasto.
Sistema con un sesto d’impianto ampio (in genere 8×4 mt.) che dava un’elevata vigoria alla pianta. I pali in legno erano appoggiati ad una base di cemento, collegati tra loro attraverso fili che venivano poi fissati al terreno. I pali non essendo piantati a terra avevano una durata maggiore in quanto meno soggetti a marciume. Intorno ad essi venivano piantate 4 (o 2) piante che avevano un cordone permanente obliquo rispetto al tronco, su cui venivano lasciati i tralci di 1 anno a 10-12 gemme (in media circa 90-100 gemme per ceppo) piegati ad archetto in inverno con la potatura secca.
Le piante allevate a Bellussi erano solitamente innestate su un portainnesto vigoroso come il Kober 5BB (o il Golia utilizzato spesso per il Lambrusco Grasparossa).
Forma di allevamento di altezza elevata (la punta del cordone arrivava intorno ai 4 mt.) che riduceva il rischio di gelate delle gemme, ma che rendeva scomoda e difficoltosa sia la potatura che la raccolta, con costi elevati di manodopera (circa 100 ore all’ettaro).
L’unica possibilità di abbattimento del monte ore poteva essere la speronatura dei tralci dell’anno a 3-4 gemme, il che consentiva di eliminare il tempo della legatura.
Proprio per questi fini, alla fine degli ’90 è stata sperimentata un potatura corta su un vigneto di Grasparossa di 28 anni. L’intervento ha determinato inizialmente un aumento della vigoria, probabilmente scatenando anche la schiusura di gemme latenti, a discapito della produzione, ma dopo una prima fase di assestamento, le viti speronate hanno dimostrato di ricostituire un buon equilibrio vegeto-produttivo.
In conclusione la potatura con speroni a 3-4 gemme, pur inducendo una minore produzione e un risultato qualitativo non significativamente diverso rispetto agli altri carichi di gemme, consentiva comunque di affermare che il Lambrusco Grasparossa si adatta bene alla potatura corta, consentendo di ottenere un certo risparmio nei costi di gestione del vigneto.
In ogni caso la scomodità per i lavori manuali e meccanici hanno fatto si che questo sistema sia andato sempre più nel dimenticatoio a favore di impianti che meglio si adattano alla meccanizzazione (vedi GDC).