Prima volta per me a Sorgente del Vino, nella nuova location di Bastione Porta Borghetto. Ambiente affascinante e suggestivo anche se la costruzione dedalica non facilita il rintracciamento delle cantine.
Anche per questo la lista di assaggi che mi ero preventivato vedrà parecchie lacune.
Dopo un paio d’anni riassaggio il sagrantino in purezza di Calcabrina che premia sempre con il suo naso di cioccolato e caffè e il suo sorso golosissimo, e accanto a lui sono felice di rincontrare Enrico Togni dopo la bellissima avventura in Valcamonica dello scorso autunno. Il suo erbanno va giù che è un piacere e così anche il nebbiolo “1703” da botte che rivela una freschezza balsamica sorprendente.
Belle scoperte il rosso 2011 di Podere di Rosa, un blend di Sangiovese, Canaiolo e Ciliegiolo, con piccole aggiunte di Merlot e Syrah, sottile, teso, vibrante, e il ciliegiolo 2009 del camuno Antonio Ligabue.
Non riesco mai a saltare il banchetto di San Fereolo. Stavolta è stato il turno di una verticale di barbera, fortemente rivalutata dopo un precedente assaggio che non rientrava molto tra le mie corde. Compagni di questo lisergico enoviaggio Davide e Danilo, ad oggi forse ancora persi nei meandri del bastione, la mia compagna e un’amica che si sono sgargarozzate Austri come se non ci fosse un domani. Una serie di barbere davvero lodevoli quelle di Nicoletta (’07, ’06, ’05, ’04, ’03, ’01) con particolare menzione per le 2003 e 2001. Grazie ai due goliardici lumbard ho scoperto anche gli ottimi vini de Il Pendio, in particolare “Il Contestatore” uno chardonnay Metodo Classico e il bianco fermo sempre da uve chardonnay. Dopo questi assaggi credo di aver capito che la mia poca inclinazione verso questo vitigno era invece probabilmente causata da vinificazioni poco idonee.
Grazie anche agli amici dell’Armadillo che mi hanno condotto attraverso gli assaggi di tutti i vini estremi valdostani di Giulio Moriondo, partendo da un Cornalin in purezza tagliente e dritto fino ad una “superchicca”: un petit rouge vinificato a fine dicembre. Un’incredibile staffetta di dolcezza e sapidità salmastra per pochissimi litri prodotti.
Non si sbaglia mai nemmeno con i vini di Monte di Grazia (già assaggiati qualche anno fa a Vinitaly) che in quel di Tramonti producono un bianco, un rosato e un rosso da uve autoctone (tintore, ginestra, pepella…) tutti puntellati da una grande, fresca acidità.
E’ un vero piacere ritrovare dopo la bella esperienza al Vinix Live! #16 Gaetano e Nicola Solenghi, la loro barbera 2000 è sferzante, succulenta e strepitosamente longeva.
Malvasia interessante quella di Gualdora, la Blanca 2012 è un tripudio di pesca e albicocca al naso con un sorso polposo e sempre fruttato, più rotonda rispetto all’annata precedente.
Sorprendente e di beva incredibile il Verdugo, l’atipico merlot di Franco Masiero. Scordatevi morbidezze ruffiane e pesantezze rotonde, questo è fine e succoso. Avercene.
Le mie compagne di bevute sono ormai capitozzate, mi seguono per forza d’inerzia (anche perchè non solo non sputano, ma non versano una goccia nelle sputacchiere!), ma fortunatamente riusciamo a passare da Sara Carbone. Grande curiosità per i suoi vini, che da tempo cercavo, ed in particolare per il nuovo rosato. Bè direi davvero un risultato esemplare, elegante e fiero, una grande bevibilità supportata dalla vigoria dell’aglianico. E così anche i suoi rossi caratterizzati un mix di potenza e freschezza. Chapeau!
E poi il solito, ridondante, voluto finale in bellezza con un calice di Sol di Cerruti.