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Barricoccio 2010 – Tenuta Rubbia al Colle

02/09/2013

Qualche sera fa fuori a cena con amici, sfoglio la carta dei vini del “Luppolo e l’uva”, da sempre foriera di belle sorprese.
Da un po’ di tempo non andavamo e scopro con piacere un menù e una carta con tante belle novità! Applausi.
Stavolta però decido di lasciar da parte i conosciuti, le certezze, e sperimento una bottiglia a me ignota.
Si tratta di un Sangiovese di tale cantina Muratori affinato in anfora (così dice la carta), fratello di un altro sangiovese scritto poche righe sopra di cui si sottolineava la produzione senza SO2.

barricoccio

La bottiglia arriva sul tavolo, un rapido sguardo all’etichetta (che cita come produttore Tenuta Rubbia al Colle e non Muratori come mi aspettavo) e il mio sesto senso enoico (che fino a quel momento evidentemente era parecchio assopito) si mette in allerta. 
Al naso una nota vanigliata inequivocabile, forte. Non mi capacito. Leggo l’etichetta che recita “affinata in barrique….di terracotta”!

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Questa mi è nuova!
Sarà pure terracotta ma il naso è quello della barrique di legno, e nemmeno troppo usata.
In bocca però questa paura legnosa è un po’ meno terrificante. I tannini paiono ben levigati, non grattano la lingua. Potente di alcol, che copre eccessivamente mascherando gli altri componenti e lo fa sembrare esile.
Un gigante coi piedi d’argilla.
Il sorso è sfuggente, non lunghissimo. Quando ti aspetti l’allungo finale si spegne rassegnato.
Tutto c’è mi rende restio ad una nuova mescita.
Comunque forse è solo questione di gusti, ad altri commensali in effetti non è dispiaciuto.

P.S. Successivamente scopro su internet cos’è questa barrique in terracotta (Barricoccio appunto, termine brevettato da cui prende nome il vino):  una sintesi tra “barrique” e “coccio”. Indica un contenitore in terracotta delle dimensioni e forma della barrique.
E scopro anche che Tenuta Rubbia al Colle, assieme ad altre 3 cantine, fa parte del gruppo Arcipelago Muratori (svelato l’arcano del diverso nome sulla carta).

Sangioveto 1997 – Badia a Coltibuono

19/11/2012

Sangioveto, da San Zoveto, è Sangiovese ante litteram.
L’Azienda Badia a Coltibuono, nel cuore del territorio chiantigiano, coltiva le sue uve con metodi biologici, e questa bottiglia è frutto di acini di sangiovese in purezza derivanti da vecchie vigne.
Piccolo affare, acquistato diverso tempo fa on-line da privato, incluso in una partita di Barbacarli e Montebuoni.

Bevuto alcuni giorni fa, senza purtroppo appuntarmi nulla, quindi sarà un racconto breve, poco approfondito, figlio dei ricordi che mi sono rimasti maggiormente impressi.

L’apertura è preoccupante, effluvi di alcol e poco più, colore aranciato  scarico, temo il peggio. Ma ha i suoi annetti, e abbisogna di un pò d’aria e spazio per distendere le sue membra.
Infatti dopo qualche ora è un’altro. Meno irruento e scomposto, più mansueto e docile.
I profumi di frutta matura quasi marmellata, ciliegia sotto spirito e tabacco lasciano il liquido ed inebriano il naso.
Bocca morbida e complessa, con tutte le parti fuse in un equilibrio ormai raggiunto. Ciascuna ha il suo spazio, nessuna soverchia. Vino ricco ma non grasso, con un’acidità non immensa ma ancora viva. Gusto pieno e appagante. Da assaporare con calma. 
In estrema sintesi:
l’ho aperto,
                       l’ho bevuto,
                                               e sono stato parecchio contento.

Assiolo 2010 – Costa Archi

14/06/2012

Costa Archi è una realtà romagnola giovane, che solo dalla vendemmia 2004 ha iniziato a commercializzare i propri vini. L’azienda segue i disciplinari di lotta integrata, il che significa applicare e integrare assieme tutte le strategie di lotta (biologica, meccanica, agronomica etc…)  contro danni e malattie della pianta, ricorrendo alla componente chimica solo come ultima spiaggia.
Sempre apprezzabile uno sguardo alla sostenibilità ambientale.

L’Assiolo è un sangiovese in purezza che colora il bicchiere di un bel rubino vivace. E’ subito vaniglia che si lancia oltre il calice, per poi lasciar spazio anche ad un frutto fresco e a viole di campo.
Il sorso è un pò offuscato da una presenza alcolica che troneggia ed ingabbia quella succosità e quel fruttato ben presenti, ma che faticano a liberarsi e ad appropriarsi del palato. Calore comunque non fastidioso, ma limitante di quelle potenzialità superiori che questo vino potrebbe esprimere. L’acidità sorregge bene e l’affinamento poco invasivo in legno dà morbidezza e un tannino tranquillo.

I BioViticultori: Il Pratello

06/06/2012

Ecco un’altra realtà romagnola per me totalmente nuova, conosciuta al banco d’assaggio dei Bioviticultori di Bazzano.
Sinceramente sono stato un pò restio ad assaggiare questi prodotti, visto che il proprietario non era in loco e aveva chiesto ai presenti di fare le sue veci. Non amo assaggiare vini quando manca chi me li può raccontare. Un pò mi sa di lieve menefreghismo e un pò mi sembra di non poterli ad apprezzare pienamente, come se mancasse qualcosa.
Ma dato l’anticipo sulla mia tabella di marcia ho deciso comunque di provarli.

Vini che fanno tutti legno (almeno quelli in degustazione), ma non è particolarmente invasivo.
Mantignano 2007, sangiovese in purezza, che riporta note terrose e frutta matura. Vino carnoso, con un tannino ancora ruvido, un pò allappante e polveroso. Grande sostanza, ma ancora pò spigoloso.
Badia Raustignolo 2003, anche questo è sangiovese in purezza, ed è il vino di punta dell’azienda. Bel naso carico di verdure cotte, marmellata e spezie. L’annata calda si sente in una punta alcolica ben percepibile, in bocca è carnoso e non particolarmente grasso, di discreta finezza.

I BioViticultori: Andrea Bragagni

31/05/2012

Prima di questi assaggi il nome di Andrea Bragagni era solo piccole meteore sparse qua e la in qualche blog sulla rete. Piccole ma positive.
Sono andato a Bazzano anche per testare questi flash.

Comincio i miei assaggi con lui, non per scelta tecnica, ma perchè era il primo banco senza avventori.
Le sue Albana mi hanno fatto scoprire un vitigno a me ancora (pseudo)sconosciuto. Un vitigno con grandi potenzialità, da cui Andrea ha saputo estrarre davvero degli ottimi prodotti.

Rigogolo ’08: Albana in purezza, colore oro/ambra. L’etichetta indica 15°, non riconoscibili in quanto fusi nel liquido con una omogeneità perfetta. Secco, equilibrato, fine ed elegante, con una percepibile ruvidità tannica non scontrosa. Autentica nocciola tostata in bocca.
Rigogolo ’09: l’ultimo imbottigliato colore più tenue del fratello maggiore, anche in bocca risulta più immediato e delicato, buona succosità e piacevole rotondità. Grandi profumi al naso, da scoprire. Sono verdure cotte e terra, con una accenno di letame che scompare pian piano.
Ottimo prodotto, ma per arrivare alla perfetta simmetria del primo bisogna attendere ancora un pò.
Casa I Frati 2007: sangiovese in purezza. Meglio al naso che in bocca. La dinamicità e profondità dei suoi caldi e intensi profumi non ripercorrono la stessa strada in bocca, dove a tratti pare ancora un pò sconnesso e incerto.

Mi sono fatto dire l’enoteca rivenditrice a Modena, che passerò sicuramente a trovare 😉

Poggio Cuccole 2008 – Fattoria di Caspri

11/05/2012

L’altra sera ho stappato un’altra bottiglia dell’armadillo, vino a me sconoscuto fino ad oggi.  Toscano ottenuto da agricoltura biodinamica, senza aggiunta di solfiti, con macerazioni di grappoli interi.

L’assenza di interventi invasivi di cantina si nota subito quando nel bicchiere appaiono residui che conferiscono una lieve velatura al liquido, e sulla bottiglia è ben visibile la cosiddetta “camicia”, sedimento di sostanze naturali del vino lungo le pareti di vetro.
Un leggera parvenza di ridotto iniziale rilascia dopo pochi attimi una grande profondità di profumi che si rincorrono e si accavallano: terra e sottobosco, erba e asparagi, rosa e ciliegia, zenzero con soffi di idrocarburi.
In bocca la dinamicità pare trasformare ogni sorso in un assaggio diverso: ora è tagliente e sottile, poi di una tannicità lievemente allappante, ora polposo e croccante, ma sempre dominato da una beverina freschezza agrumata che sorprende, e da una succosità tattile che ne fa sentire la materia.

Montevertine 2006 – Az. agr. Montevertine

02/05/2012

Pranzo del 1 maggio. La tavola propone un morellino anonimo proveniente da un non ben noto scaffale di qualche market. Decido allora di andre a scuriosare in cantina alla ricerca di qualcosa di più appetibile.
Scelta immediata, sicura.
Rimango in Toscana ma cambio zona, dalla Maremma alle colline del Chianti.
Anche se il vino scelto Chianti non è.

Il Montevertine 2006 è un uvaggio di uve tipiche toscane, Sangioveto, Colorino e Canaiolo. E al naso la sua toscanità si percepisce subito, inequivocabile. Si riconosce subito l’aroma inconfondibile di sangiovese “etrusco“, quella sua fresca pungenza contornata da pepe verde, chiodi di garofano, amarene e note ferrose.
Colore scarico di un rubino che volge lentamente verso un granato.
Inizia piano, piano poi la polposità si appropria del palato e si mostra in tutto il suo equilibrio, con una acidità rinfrescante, un tannino delicato e una nota alcolica percettibile ma che non sfora mai in quella sensazione bruciante e fastidiosa. Grande finezza e linearità gustativa, vivo e succoso.

Bere è piacere

20/04/2012

Quando si dice che non solo gli addetti ai lavori partecipano al Vinitaly è proprio vero. Tra gli imbucati, da qualche anno, ci sono anche mia sorella con una sua amica, che partecipano più perchè riesco a trovargli i biglietti omaggio che per estrema passione enoica.
Questa è anche una perfetta occasione per me di dimostrarmi l’esperto (??) di famiglia consigliandole le cantine da provare, che in genere gradisce sempre esaltando così il mio ego.
Anche perchè gli assaggi che propongo sono sinonimi di garanzia ferrea.
Tanto per farvi un esempio quest’anno la lista comprendeva tra le altre: Poderi Sanguineto, Arianna Occhipinti, La Stoppa, Sanfereolo, Coulee de Serrant etc… (praticamente il ViViT). 

Ok lo ammetto mi piace vincere facile… 😉

Ogni anno da questa esperienza però riesce a trovare un suo vino preferito.
Prima Il Sigillo delle Cantine del Notaio, l’anno dopo il Grecante di Caprai e poi l’Es di Fino. Quest’anno tra gli altri ha apprezzato particolarmente i vini di Ar.Pe.Pe. (ça va sans dire..).
L’avevo spinta anche a provare i grandi Nobile di Dora Forsoni (Podere Sanguineto), ma non hanno riscontrato il suo totale gradimento  😯  con la motivazione (senza sapere con che uve venisse prodotto) che aveva un pò troppo quel gusto come di…sangiovese!
Amen.

P.S. per chi pensasse (erroneamente) che sia una provetta sommelier o quant’altro, sappia che una settimana dopo non avendo gradito molto un teroldego ha posto questa domanda: “Anche il Teroldego è sangiovese vero? ”  😉

Evviva l’ingenuità di chi beve per puro piacere senza doversi atteggiare.

Agriturismo il Pino: i vini della Maremma

14/02/2012

Abbiamo scoperto questo posto quasi per caso durante una vacanza al mare nei pressi di Scarlino diversi anni fa. Da allora ogni estate, per togliersi la voglia di fare un tuffo nel mare limpido di Cala Violina, si cerca sempre di fare una capatina, anche solo per un weekend.

La location è davvero meravigliosa (come si vede dalla foto).
Immerso nella Maremma tra ulivi e cipressi, è circondato da una pace e una tranquillità che ti sembra di essere entrato in un  mondo parallelo.
Ad aiutare la magia del luogo c’è anche la cucina. Noi si va li (per parlare alla toscana 😉 ) per mangiare il cinghiale, che è qualcosa di strepitoso, sia in umido come secondo, sia a condimento delle pappardelle nei primi, anche se non manchiamo mai di provare altri piatti.
La fiorentina viene servita come tradizione toscana, portata, prima di essere cucinata (rigorosamente non troppo cotta!), su un piatto al cliente che la sceglie.

 

L’agriturismo produce anche alcune tipologie di vini, due delle quali sono rientrate tra i nostri assaggi:
Alma Rosso: è quello che prendiamo di solito per accompagnare i nostri pasti, un rosso derivante da un uvaggio di uve locali con predominanza Sangiovese. E’ un vino beverino con un buon corpo e una discreta acidità, che emana delicati profumi di ciliege, more e viole, con leggeri sentori di chiodo di garofano. Ha una media persistenza in bocca, vino senza prestese, ma piacevole.
Le Pignon: vino bianco frizzantino derivante da uve trebbiano, al naso porta profumi minerali, di mela, pera, una nota citrina e biancospino. In bocca è freschissimo, con una buona mineralità che ricorda i sapori marini, e l’aiuto delle bollicine lo rende incredibilmente perfetto per un aperitivo estivo, magari sotto una veranda accompagnato da un mix di crostini. Sarà stato il luogo, la compagnia o il relax, ma quando l’ho assaggiato mi ha positivamente sorpreso: ben bilanciato, non eccessivamente aggressivo nonostante la spiccata acidità.

Si beve bene, si mangia meglio e la location è da favola, in più nei paraggi ci sono spiagge veramente bellissime: mi sembra chiaro il motivo nei nostri continui ritorni… 😉

Umbria Rosso “San Valentino” 2006 – Paolo Bea

04/02/2012

Ne ho sempre sentito parlare bene, ma trovare bottiglie di Giampiero Bea in giro non è cosa affatto semplice.
Quindi se Maometto non va alla montagna…decido di contattare direttamente la cantina e farmene spedire qualche bottiglia.

La prima che decido di aprire è questo Umbria Rosso “San Valentino” annata 2006, imbottigliato nel 2009, come riporta la sempre esaustiva etichetta, scritta a mano,  che viene impressa su ciascuna bottiglia prodotta. Questo IGT è prodotto da un uvaggio di uve locali, Sangiovese, Montepulciano e Sagrantino, cosa che apprezzo sempre in un vino.

Si presenta con un colore rubino buio, impenetrabile, al naso porta profumi di prugna e di viola, note ferrose accompagnate da un leggero sentore iodato, e sul finire anche un ricordo di incenso.
In bocca esprime subito un buon corpo e scivola setoso su tutta la lingua. Fruttato, polposo, dotato di una buona dinamicità e con una punta tanninica che rilascia un leggero e piacevole retrogusto amarognolo.
L’alcol è ben presente (13,5°), ma magistralmente bilanciato con un’ottima struttura. Spesso capita che in molti vini, l’alcolicità si scompone proprio sul finale, quando dopo la deglutizione ti lascia una leggera ma fastidiosa sensazione di bruciore in gola, cosa che qui non succede assolutamente. Vino genuino e di buona beva, lascia in bocca un durevole ricordo di un gusto fine e caratteristico.

Alla prima prova Bea non tradisce, le positive voci sentite su questa cantina trovano pieno riscontro nel mio primo assaggio.